Fonte: Libera Stampa
Data di pubblicazione: 28 maggio 1935
Autore: sconosciuto

 

La crisi economica mondiale, iniziata negli Stati Uniti nel 1929, colpisce anche la Svizzera, benché in misura attenuata rispetto ad altri Paesi europei. Il partito socialista critica le misure adottate dal Consiglio federale con combattere la crisi, segnatamente la politica deflazionistica adottata dal 1932 e chiede misure più incisive. In un’alleanza inedita con il movimento dei Giovani contadini, lancia un’iniziativa popolare “per combattere la crisi economica e il disagio” – più nota come iniziativa di crisi –destinata a “garantire condizioni d’esistenza sufficienti per tutti i cittadini svizzeri”. Si chiede in particolare l’adozione di un piano quinquennale, per la creazione di occasioni di lavoro, il controllo dei prezzi e la difesa dei salari, la sorveglianza dei cartelli e dei trust, il sostegno all’industria d’esportazione e al settore turistico, nonché la regolamentazione del mercato dei capitali e sgravi sui tassi d’interesse per consentire ai contadini indebitati di conservare le loro terre. Si chiede inoltre di estendere a tutti i settori l’assicurazione contro la disoccupazione. Per finanziare tali misure, l’iniziativa propone il ricorso al prestito pubblico, tramite l’emissione di obbligazioni.
L’impegno dei socialisti nel sostenere questa iniziativa è pari a quella del campo borghese e degli ambienti economici e finanziari nel combatterla. Si teme una forte limitazione dell’iniziativa privata e la rovina dell’economia, il crollo del franco svizzero e un’eccessiva centralizzazione politica. Gli avversari la qualificano di “iniziativa della bancarotta”. La proposta viene respinta in votazione popolare il 2 giugno 1935 dal 57% dei votanti; i sì prevalgono in cinque Cantoni germanofoni (Berna, Soletta, Sciaffusa, Basilea Città e Campagna); in Ticino viene respinta dal 65,5% dei votanti. Altissima la partecipazione a livello nazionale: 84,35%.
Anche i socialisti ticinesi e il loro giornale Libera Stampa, orchestrano una forte campagna in favore dell’iniziativa. Nell’imminenza del voto, il tema monopolizza quasi le pagine del giornale, con editoriali, appelli a caratteri cubitali e numerose illustrazioni e caricature a sostegno del testo in votazione.

Tra le diverse vignette apparse nelle settimane che precedono il voto abbiamo scelto questa, che rompe con i canoni simbolici e le figure allegoriche dell’iconografia socialista tradizionale. Non mette in scena lavoratori muscolosi e virili dallo sguardo fiero o donne e bambini che tendono la mano per chiedere soccorso; non oppone nemmeno gli sfruttati in brache di tela agli speculatori in doppiopetto. Raffigura invece l’importanza degli scambi internazionali per sottolineare la necessità di sostenere l’industria d’esportazione svizzera. I treni elettrici simboleggiano le principali esportazioni elvetiche: orologi, formaggio, carne, mentre i treni a vapore indicano le materie importate: carbone, automobili, prodotti industriali. La vignetta illustra nel contempo il ruolo della rete ferroviaria negli scambi internazionali della Svizzera e dell’Europa.