Segnatura: 07067
Titolo:
Giovane montenegrino
Autore:
Elio Canevascini (molto probabilmente)
Data:
Inverno 1944-45
Luogo:
Montenegro, località ignota
Fondo di provenienza:
Elio Canevascini
Riproduzione:
Vietata, salvo autorizzazione della FPC

Nella sua collezione fotografica, la FPC conserva 127 fotografie legate all’attività della Centrale sanitaria svizzera in Jugoslavia. La CSS è un’associazione di medici di sinistra nata a Zurigo nel 1937 al fine di fornire aiuto medico alle forze repubblicane spagnole. Il secondo impegno rilevante dell’associazione inizia nel 1944 con l’intervento al fianco dei partigiani di Tito in guerra contro il nazifascismo: un’iniziativa che costituisce anche una risposta politica alla partecipazione attiva di vari medici svizzeri all’invasione tedesca dell’URSS.
Uno dei quattro chirurghi della spedizione in Montenegro è Elio Canevascini (1913-2009), che ci ha lasciato questo fondo fotografico. I medici della prima missione rimangono sul posto per qualche tempo dopo la fine della guerra, quando possono dedicarsi, dopo mesi di drammatiche operazioni d’emergenza, a una più gratificante chirurgia di ricostruzione. Una parte delle fotografie, tra le più belle, ci mostra medici e infermieri insieme a pazienti con fasciature e stampelle. Altre immagini mostrano l’équipe medica con la scorta armata, altre ancora formazioni partigiane in movimento e situazioni chiaramente legate al conflitto. Ci sono poi alcuni paesaggi e alcuni scatti che potremmo quasi definire “etnografici”, portati su momenti di vita quotidiana o sull’aspetto degli abitanti. A questi appartiene l’immagine del giovane montenegrino, che documenta la misera condizione della popolazione locale.
Ma questo ragazzo triste può richiamare anche una precisa vicenda ricordata più volte da Elio Canevascini in lucide interviste (e da lui spesso rivissuta nella forma più incontrollata e drammatica dell’incubo). Un giovanissimo partigiano, sotto tortura, aveva passato informazioni a un ufficiale tedesco. Saputolo, i suoi compagni gli hanno fatto scavare la fossa e l’hanno giustiziato di fronte alla madre implorante. Canevascini aveva cercato di sottrarsi all’impietosa ragione della guerra, difendendo la vita di quel giovane o ancora tentando di curare, in un conflitto che non faceva prigionieri, anche i feriti gravi del campo avverso (attirandosi così le critiche, e perfino le minacce, di chi combatteva dalla parte “giusta”).
Probabilmente questo ragazzo montenegrino dagli abiti sbrindellati non ha a che vedere con quella vicenda, ma la fotografia, associata a quel ricordo, può comunque valere come monito di fronte all’implacabile logica violenta di ogni guerra.

Sulle missioni della CSS in Jugoslavia si veda il bel documentario di Daniel Künzi, Missions chez Tito. Les missions de la Centrale sanitaire suisse en Yougoslavie 1944-1948 (Société productions maison, 2006). Elio Canevascini vi ha una parte rilevante. Della missione in Montenegro parla anche nell’intervista di Massimo De Lorenzi pubblicata su «Area» il 18 dicembre 2009.

Tra i fondi d’archivio gestiti dalla FPC segnaliamo i seguenti, legati ad Elio Canevascini: